venerdì 11 giugno 2010

CORRELAZIONI




Nessun mercato si muove indipendentemente dagli altri.
Osservando attentamente, alcune tempistiche risultano incoerenti tra loro; ciò perché i tempi con i quali un mercato anticipa un altro sono molto elastici.
L’incerta tempistica con la quale i mercati anticipatori precedono gli altri mercati, fa  si che si prestino molto di più ad esser utilizzati dagli investitori di medio/lungo periodo rispetto a chi opera sul breve.
Anche chi opera su un orizzonte lungo non deve intervenire sul ‘secondo’ mercato appena si verifica un segnale di inversione del mercato anticipatore, ma deve considerarlo un campanello di allarme che lo porti ad avere maggior cautela ed a stringere gli stop/loss.

DOLLAR INDEX


  Dollar Index: indice che rappresenta l’andamento del Dollaro Usa verso la media ponderata di un paniere delle seguenti valute in ordine di peso:

1)    Euro;   
2)    Yen;
3)    Sterlina;
4)    Dollaro canadese;
5)    Corona svedese;
6)    Franco svizzero.

Un aumento del valore del Dollar Index sta ad indicare un apprezzamento del Dollaro Usa contro il basket di valute citato.

 
 
Un aumento del dollaro americano rende meno conveniente ogni bene espresso negoziato in valuta usa, e quindi anche le materie prime; viceversa, la svalutazione del dollaro rende più conveniente l’acquisto di materie prime. Ne consegue una relazione inversa tra dollaro e materie prime; inoltre, il primo anticipa le inversioni di tendenza mediamente di 1 anno (range da 6 a 18 mesi).
L’influenza del dollaro viene colta prima dall’oro.






ORO

L’Oro è ritenuto una riserva di valore, in grado di proteggere la consistenza dei capitali in esso investiti.
Per queste ragioni, nei periodi di intensa stabilità politica (guerre), economica (inflazione) o finanziaria, l’oro e le azioni aurifere svolgono il ruolo di bene-rifugio, determinando un afflusso di capitali che ne causa l’aumento delle quotazioni.
Questa condizione si verifica in particolare quando il mercato azionario, o quello obbligazionario, attraversano fasi critiche.
Proprio per queste ragioni l’oro ha fatto registrare ottime prestazioni durante gli anni Settanta caratterizzati come detto da un’elevata inflazione e dal declino dei valori mobiliari.
Scarsi rendimenti invece si sono avuti durante gli anni Ottanta, contraddistinti da una persistente tendenza deflativa e da una considerevole crescita dei mercati mobiliari.





Ha una relazione inversa al dollaro (un dollaro forte rende sconveniente l’acquisto di qualsiasi bene negoziato in dollari, viceversa un dollaro debole rende conveniente l’acquisto di qualsiasi bene negoziato in dollari).
Nelle fasi in cui prevalgono le forze inflazionistiche (tassi d’interesse e prezzi delle materie prime in aumento) l’oro esprime prestazioni superiori a quelle del mercato azionario, viceversa, nei periodi in cui dominano le forze deflazionistiche (tassi d’interesse e prezzi delle materie prime in diminuzione) il mercato azionario fornisce prestazione superiori a quello del metallo prezioso.
L’oro anticipa l’andamento dell’inflazione. Nelle fasi in cui si verifica l’inversione della sua tendenza decrescente è quasi sempre difficile individuare segni d’inflazione.




CRB


Reuters/Jefferies CRB Index è un indice sulle commodity.
È stato concepito per fornire rappresentazioni accurate per investimenti a lungo termine sulle materie prime grazie ad un algoritmo di calcolo chiaro e specifico.
La storia di questo indice inizia nel 1957, quando il Commodity Research Bureau costruì un indice composto da 28 commodity che fece la sua prima comparsa nel 1958 nel CRB Commodity Year Book. Da allora, dato che il mercato delle commodity è in contitnua evoluzione, l'Indice si evolve nel tempo con aggiornamenti periodici per rimanere sempre un indicatore delle performance delle commodity.
L'Indice ha cambiato nome in Reuters/Jefferies CRB nel 2005 dopo l'ultima revisione in cui l'apporto di Reuters è stato fondamentale per garantire un'accurata rappresentazione del mercato moderno delle commodity.


Le materie prime presentano una relazione inversa a quello delle quotazioni obbligazionarie.





MONETARIO-OBBLIGAZIONARIO


Il mercato monetario presenta una relazione diretta col mercato obbligazionario, con la differenza che i primi presentano un’escursione maggiore rispetto al secondo.                                                                           
Proprio tale caratteristica fa si che i punti di svolta siano più visibili nel grafico del mercato monetario; ciò è molto utile, visto le caratteristiche anticipatrici, per operare nel mercato delle materie prime, che hanno una correlazione inversa.
Rendimenti del mercato monetario: tassi d’interesse a breve termine.
Rendimenti del mercato obbligazionario:  tassi d’interesse a lungo termine.                 
I  rendimenti del mercato monetario, rispetto ai rendimenti del mercato obbligazionario, reagiscono con maggiore rapidità alle scelte di politica monetaria della Federal Reserve.
Il dollaro risulta più sensibile ai movimenti dei tassi d’interesse del mercato monetario rispetto ai rendimenti obbligazionari.


OBBLIGAZIONI-AZIONI
Solitamente esiste una relazione diretta tra le quotazioni obbligazionarie e quelle azionarie; la tendenza primaria dei due mercati è destinata a proseguire fino a quando l’andamento dell’uno trova conferma nell’andamento dell’altro. Quando si sviluppa una divergenza, essa deve essere considerata come possibile campanello d’allarme. 

Tra le due, sono le quotazioni obbligazionarie che generalmente anticipano l’inversione delle quotazioni azionarie mediamente di 4 mesi (in un range temporale che spazia da un minimo di 1 mese ad un massimo di 12, con le dovute eccezioni); di conseguenza l’andamento dei corsi obbligazionari svolge la funzione di indicatore anticipatore.
Va sottolineato che, ai fini di un quadro di riferimento coerente, non è indispensabile che quotazioni obbligazionarie e mercato azionario esprimano tendenze identiche ma è invece essenziale che non esprimano tendenze opposte. Ad esempio, in seguito ad un pronunciato ribasso delle quotazioni obbligazionarie è probabilmente sufficiente la loro stabilizzazione per spingere in alto il mercato azionario. Analogamente, un indebolimento delle quotazioni obbligazionarie potrebbe causare soltanto  un movimento laterale del mercato azionario, e non un calo.
Sebbene la discesa delle quotazioni obbligazionarie eserciti di solito un’influenza negativa sul  mercato azionario, l’aumento delle prime non assicura con altrettanta certezza la crescita del secondo.
Ad ogni modo, nel periodo che va dal 1980 al 1997 i minimi di mercato delle quotazioni obbligazionarie del 1981, 1984, 1988, 1991 e 1995 hanno anticipato le principali inversioni rialziste del mercato azionario; i massimi raggiunti nel 1987, 1990 e 1994 sui bond hanno anticipato anni di ribasso per il mercato azionario.
Un rallentamento dell’inflazione è un fattore negativo per le materie prime ma positivo per obbligazioni e azioni.                                                          
In un contesto di deflazione vera e propria può venir meno la correlazione diretta che solitamente esiste tra quotazioni obbligazionarie e mercato azionario e resta valida la relazione inversa tra materie prime e quotazioni azionarie. Tutto ciò perché la deflazione è positiva per i bond, negativa per le commodities, ma può anche esserlo per le azioni (come per esempio nel 1997).




SEQUENZA CORRELAZIONI






Nessun commento:

Posta un commento